A pochi giorni dalla morte del grande maestro Franco Battiato, il titolo di quest’articolo, mi fa pensare all’omonima canzone, opera musicale che spesso ha accompagnato movimenti di guarigione nel lavoro che offro.

Ma quello su cui desidero soffermarmi in questo testo, è la ricerca disperata di cura dell’essere umano oggigiorno; una ricerca che nasconde ben altro e che spesso viene proiettata sulla figura del medico e nel campo scientifico.

Per comprendere cosa intendo, prima di tutto bisogna integrare culturalmente qual è la reale natura e fisiologia del cucciolo d’uomo: il neonato.

Nei corsi di formazione che propongo, lo ripeto fino alla nausea, è fondamentale, per cambiare rotta come società, tornare a proteggere lo spazio intimo della gestazione e della nascita.

Tutto ciò che interferisce nella relazione fra la donna e i tempi di ascolto del suo corpo e poi, a seguire, nella primissima relazione fisica fra madre e neonato, sono condizioni che creano quello che noi operatori sistemici definiamo “movimento interrotto”.

In natura è risaputo che se vai a toccare un cucciolo appena nato o un uccellino caduto dal nido, la madre tendenzialmente lo abbandonerà; c’è stata un’interferenza, probabilmente olfattiva che predispone la madre all’abbandono. Avviene lo stesso processo anche nel mammifero umano; la madre non abbandona fisicamente il cucciolo ma a qualche livello si fissa un sospeso, un non-vissuto che separa madre e figlio. Allo stesso tempo tale situazione lega in maniera disfunzionale madre e figlio per tutta la vita nel caso in cui non venga elaborato e portato a consapevolezza.

Inoltre, dobbiamo fare i conti, con la pedagogia degli ultimi centocinquant’anni che ha insinuato l’assurda idea, diventata culturale, che il neonato va allontanato e reso autonomo il prima possibile e che il suo pianto è banalmente un capriccio.

Bisogna veramente ringraziare questi studiosi per aver messo le basi della più grande nevrosi collettiva e del generale stato di alienazione; generazioni di neonati che sono stati a tutti gli effetti abbandonati!!

Rimasti si in casa ma a tutti gli effetti abbandonati, piangenti e disperati nei lettini a sbarre o nei box, fino a diventare cianotici, con la pancia delle madri contratta dal dolore istintivo arcaico della preservazione della specie ma che nella mente ubbidisce all’autorità in materia pedagogica. Che triste immagine!

Ci lavoro continuamente nel mio lavoro e sempre di più emerge questa ferita, nella memoria del corpo.

La mancanza dell’amorevole cura.

La nascita e il periodo neonatale diventano una profonda lacerazione, uno strappo da ricucire.

Una ferita che tiene in allerta il sistema nervoso, nella paura di morire, producendo tossine e creando le basi per patologie di ogni genere, specialmente autoimmuni e uno stato di congelamento dei sensi, per non sentire il dolore della separazione.

E qui arriva il medico salvifico, a cui, le ultime generazioni si rivolgono in maniera spasmodica. Non sto assolutamente demonizzando il ruolo del medico e i progressi della medicina, ma ponendo sotto la lente il tema della dipendenza dalle medicine e dal medico, alla ricerca disperata di una cura.

Cosa proiettiamo su quella figura, se non il disperato bisogno che “qualcuno” veda e riconosca i nostri bisogni fisiologici che mamma e papà non sono stati in grado di sentire, riconoscere e onorare?

Che confine sottile c’è fra l’uso e l’abuso di questa figura?

Quante persone la venerano e dipendono da essa come fosse un Dio che da la vita e che mi mantiene in vita. Dietro questo movimento, dentro a quelle persone, c’è un neonato disperato e piangente che cerca, quelli che ai suoi occhi sono Dio: mamma e papà!

Loro gli hanno dato la vita, mamma lo ha generato attraverso il parto, da lei inizialmente e poi da entrambi, dipende totalmente; li guarda in totale e incondizionata adorazione, ma loro hanno ubbidito al progresso, alla cultura e lo hanno profondamente tradito nei suoi bisogni primari, non ascoltandosi neanche loro e congelando l’istinto arcaico di protezione.

Ed è quello che sta accadendo oggi, con la situazione in essere, milioni di persone che dipendono senza discernimento dall’opinione di coloro che sono stati messi al posto di mamma e papà, il medico, lo scienziato, il virologo, ecc….

Bambini pieni di paura di morire, congelati nel corpo, incapaci di vedere la realtà: il tradimento dei grandi.

Perché tu possa scegliere liberamente, c’è bisogno di sentire il dolore di quel tradimento, la paura dell’abbandono e di morire; attraversarlo da adulto consapevole, senza giudizio ma permettendo al corpo di liberarsi di quell’allerta presente nel sistema nervoso.

Non posso fare a meno di concludere questa breve riflessione che ho proposto, con una parte del testo della canzone di Battiato, “La cura”, assolutamente in linea con tutto quello che ho espresso.

“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie

Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo

Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore

Dalle ossessioni delle tue manie

Supererò le correnti gravitazionali

Lo spazio e la luce per non farti invecchiare

E guarirai da tutte le malattie

Perché sei un essere speciale

Ed io, avrò cura di te”

Grazie Maestro!!

Janine Van Der Merwe

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